Caffè: un alleato di fegato e metabolismo
Il consumo di caffè sembra proteggere fegato e metabolismo da alcune condizioni patologiche. La conferma giunge da studi sperimentali, epidemiologici e clinici.
Il caffè è una delle bevande più consumate nel mondo quotidianamente e non è dunque una sorpresa che innumerevoli studi abbiano investigato i suoi effetti sulla salute, incluse le
potenziali proprietà preventive contro lo sviluppo di condizioni patologiche croniche.
La conferma definitiva di questo dato giunge da una recente analisi retrospettiva di studi sperimentali, epidemiologici e clinici, ma anche nuove osservazioni sono emerse riguardo l’impatto del consumo di caffè sulla progressione della sindrome metabolica e altre condizioni del fegato come la steatosi epatica non-alcolica.
In particolare, alcuni studi condotti su modelli animali hanno dimostrato una riduzione di alcuni indicatori patologici della sindrome metabolica come la regolazione glicemica e lipidica o la riduzione nei livelli degli enzimi transaminasi e l’espressione genica delle citochine epatiche pro-infiammatorie in seguito alla somministrazione regolare di caffè.
Non solo, altri studi hanno invece riportato una riduzione dei depositi adiposi e di collagene in sede epatica, così come un abbassamento dei livelli del "tumor necrosis factor" accompagnato da un innalzamento delle concentrazioni di interleuchine anti-infiammatorie.
Complessivamente, queste osservazioni epidemiologiche e cliniche suggerirebbero l’esistenza di un’associazione inversa significativa tra il consumo di caffè e la prevalenza della sindrome metabolica ma anche con il rischio di patologie epatiche, prima tra tutte la degenerazione grassa dell’organo, e quest’ultimo effetto potrebbe essere proprio mediato dalla protezione esercitata dalla bevanda verso alcuni componenti patologici della sindrome metabolica.